Il Museo del Pane è uno speciale museo diffuso, costituito dal territorio
di Maiolo, definito dall'Unione Europea "zona BioItaly" per la sua
valenza floristica, dai suoi campi di grano e, soprattutto, dai suoi
numerosi forni, più di cinquanta, utilizzati per la cottura del
caratteristico pane locale e delle tipicità ad esso collegate.
Questi forni, sparsi in maniera uniforme, vengono considerati una
preziosa testimonianza di civiltà e un vero e proprio bene culturale
per il loro fondamentale ruolo di collante dell'intera borgata. Oggi,
purtroppo, non tutti risultano attivi. Alcuni, tuttavia, sono ancora in
uso e ritornano perfettamente funzionanti in coincidenza della Festa
del Pane.
Le strutture risalgono ai primi decenni del 1800, come
testimoniano le pietre con le quali sono costruite, e sono di proprietà
della stessa famiglia di agricoltori, pastori e boscaioli da quattro
generazioni. Sono costituite dalla camera di cottura, in mattone,
mentre il manufatto esterno è fatto di materiale lapideo come il
calcare marnoso. Generalmente i forni sono addossati ad una dependance della casa rurale o alla casa stessa, ma possono anche essere completamente isolati, lontani da qualsiasi struttura.
Una delle loro principali caratteristiche è che servivano più nuclei
familiari, strettamente imparentati tra loro e riuniti in un
agglomerato al quale hanno tramandato addirittura il nome. Il forno è
utilizzano da famiglie che vivono nello stesso nucleo rurale e che lo
considerano un insostituibile strumento di cottura. All'interno di
ciascuna, sono pochi i soggetti capaci di utilizzarlo e che ne
conoscono i segreti e le procedure migliori. Ne consegue che il pane
prodotto non può essere destinato alla vendita al grande pubblico, ma
può soddisfare esclusivamente la domanda interna.
L'attività dei forni aveva in passato importanti implicazioni
sociali. La panificazione, infatti, rappresentava un momento di
aggregazione insostituibile, un'occasione d'incontro tra i vari nuclei
familiari che si servivano nello stesso forno. Ma erano soprattutto i
bambini a godere di questo momento, plasmando in forme particolari i
filoni. Venivano addirittura prodotti dei biscottini che servivano da
paghetta per convincere i bambini a partire per il pascolo.
Dal pane inoltre, dipendeva largamente il ciclo giornaliero
dei lavoratori agricoli, scandito da rituali legati all'alimentazione e
in maniera particolare al pane. Si partiva al mattino all'alba per
campi e pascoli con una sacca piena di formaggio, vino e pane, che
veniva consumata intorno alle 7.30. A mezzogiorno circa, una donna di
casa provvedeva a portare il pranzo sul campo, riponendo il pane in
appositi canestri. Anche la cena, almeno durante la bella stagione,
veniva effettuata nei campi ed era a base di pane mentre durante le
altre stagioni, era consumata in casa e prevedeva un menù più vario.
bibliografia:
Pietro Franciosi e Eligio Gosti, Maiolo, Rimini, Bruno Ghigi Editore, 2000
Herni Marinelli, Pani e forni di Maiolo. Dalla tradizione alla rete. Ricerca presentata in occasione della VIII edizione della Festa del Pane, 28-29 giugno 2003, in Portale turistico del Montefeltro
(www.montefeltrotour.it)