Alta come su un podio, saldamente ancorata alla roccia che la sostiene, la cattedrale di San Leone si erge su una protuberanza del masso leontino, in luogo consacrato sin dall'era preistorica alla divinità.
E' certamente il più alto esempio d'architettura medievale conservato nel Montefeltro e costituisce una delle più singolari ed importanti testimonianze dell'architettura romanico-lombardo ingloba ed occulta i resti di una più antica fondazione religiosa, il Duomo altomedievale, costruito a ridosso del VII secolo quando Montefeltro (San Leo), eretta a "civitas", divenne sede di una nuova diocesi.
Di questa prima chiesa rimangono numerosi frammenti scultorei, come gli eloquenti resti del ciborio dedicato a San Leone, alcuni capitelli con caratteristici motivi fitomorfici ed i leoni alati del protiro (dimezzati ed assemblati a sostenere una colonna della navata).
Non siamo a conoscenza delle cause che portano gli uomini del XXI secolo ad erigere una nuova cattedrale (un'iscrizione afferma perentoria la data di riconsacrazione, (1173).
Il Duomo "nuovo" è opera di maestranze romaniche guidata da archetti (o capo-mastri) emiliano-lombardo: sorprendente, come pochi altri monumenti dell'epoca, per la grande omogeneità stilistica, sia nell'esterno ornato quanto nella spoglia severità dell'interno.
Il paramento murario è interamente composto di arenaria concia e legata, di caldo color ocra all'esterno, grigio-ferrigna all'interno, forse estratta da una cava posta nei pressi del convento di Sant'Igne, della quale è persa l'esatta localizzazione.
Le murature perimetrali esterne sono scandite da lesene semicircolari e recano al culmine un'archeggiatura pensile che corre interrotta sotto il cornicione.
Non v'è ingresso in facciata, come nell'adiacente Pieve dell'Assunta, ma il portale è aperto su un fianco ed è sormontato dei busti scolpiti di San Leone e di San Valentino, anch'essi provenienti della chiesa antica (probabile dalla recinzione presbiterale).
Il busto con San Leone è la più antica raffigurazione del santo pervenuta ai nostri giorni; non presenta particolari attributi iconografici se non il cartiglio con l'epigrafe col nome in lettere capitali.
Il superbo isolamento in cui si trova oggi l'edificio non corrisponde alla sua connotazione originaria, quando era circondata dal palazzo vescovile e comunicativa direttamente con la possente torre campanaria coeva.
La pianta della chiesa si sviluppa intorno ad una croce latina, affiancata da due navate minori, divise in quattro capate; il transetto pausa lo spazio prima dell'alto presbiterio triabsidato, innalzato su un'ampia cripta a sua volta suddivisa in cinque navatelle.
Nell'abside della cripta era collocato il sarcofago con le spoglie del santo fondatore, del quale si conferma il coperchio con l'iscrizione, datato al VI secolo: esso era certamente meta dei pellegrini che abbandonando la costa s'inoltravano nell'Appennino passando per San Leo alla volta di Roma.
L'edificio è interamente soffittato a volta sin dalla fondazione; alcune delle volte sono state parzialmente restaurate nel tardo '500.
Le navate sono delimitate da pilastri a fisco e da colonne di spoglio (di marmo cipollino), su cui s'innalzarono archi a sesto spezzato ritenuti preannuncio dello stile gotico imminente.
Presentano straordinario interesse i costoloni sottostanti le volte della nave centrale, originale da quattro telamoni, indizio sicuro di un influsso della prima architettura borgognona-cistercense.
La chiesa conserva un eccezionale corredo scultoreo che annovera, oltre ai capitelli corinzi del III secolo (d.C.), numerosi capitelli romanici variamente figurati, i più antichi dei quali rappresentano icasticamente i simboli del cristianesimo primitivo.
Numerose incisioni raffigurano enigmatici emblemi interpretati quale marchio delle maestranze costruttrici e dei committenti; la gran parte delle sculture ripropone con sapida medievale.
Alcuni fra i capitelli di qualità più elevata ostentano una fattura tornita e corposa, una fisicità accusata ed intesa, certamente debitrice alla scultura romanica emiliane di Wiligelmo e di Nicolò.
Fonte: www.comune.san-leo.ps.it